''La consapevolezza è il viaggio di tutta una vita su un cammino che alla fine non porta da nessuna parte: solo a scoprire chi sei.''
👉 Lucio Battisti e la chitarra che sognava al contrario
Da Sanremo a Los Angeles: come Battisti reinventò la chitarra italiana tra soul, Beatles e sperimentazione sonora.
RETROSOUND
Max Giudici
10/13/20253 min leggere
🎧 LUCIO BATTISTI E LA CHITARRA CHE SOGNAVA AL CONTRARIO
Un viaggio tra corde, nastri e visioni sonore
Facciamo un viaggio nel tempo — tra storia della musica, chitarre elettriche e sperimentazioni da studio. 🌈
Immagina questa scena: Lucio Battisti sul palco del Festival di Sanremo, accanto a Wilson Pickett, soulman di razza.
Una collaborazione mai esistita nella realtà, ma perfetta per raccontare quanto Battisti fosse avanti: un artista capace di fondere il pop italiano con la ricerca sonora dei Beatles e la sensibilità black del soul americano.
🎸 IL TOCCO DI LUCIO: CHITARRISTA VERO, NON SOLO CANTAUTORE
Battisti non era solo voce e melodia: era un chitarrista con una visione.
Negli anni della sua piena maturità artistica, preferiva Fender Stratocaster e semiacustiche Gibson, strumenti che gli permettevano di scolpire timbri cristallini, fluttuanti, mai banali.
Ogni riff, ogni arpeggio di Battisti era pensato come parte integrante dell’arrangiamento, non come semplice accompagnamento.
Era maniacale nel bilanciare i suoni: modulava i pickup, curava il tocco della pennata, sperimentava con i delay a nastro e con i primi effetti analogici dell’epoca.
🌠 GLI ANNI DELL’ALCHIMIA: DAI BEATLES AL SUONO ITALIANO MODERNO
I Beatles, nel pieno della loro rivoluzione sonora, avevano introdotto una tecnica che fece scuola: la backward guitar, la chitarra registrata e poi riprodotta al contrario.
Battisti, affascinato da questa magia da studio, ne reinterpretò l’essenza a modo suo: non copiò mai, ma assimilò.
🎚️ Come funzionava?
Si registrava una parte di chitarra.
Il nastro veniva capovolto.
Il suono invertito creava un effetto “whoosh”, un respiro psichedelico che anticipava la nota invece di seguirla.
Il risultato era una chitarra che sembrava “respirare” insieme alla musica, come se avesse vita propria.
Lucio amava quell’idea: una chitarra che canta, non che accompagna.
💿 QUANDO LUCIO HA SFIORATO IL “BACKWARD SOUND”
Vediamo dove Battisti ha lasciato il suo tocco sperimentale più vicino al mondo dei Beatles e di Hendrix. 👇
🎧 1. “Il mio canto libero” (1972)
✨ Riverberi e delay “a rientro” fanno sembrare le note sospese nel tempo.
🔊 Il tecnico Gianfranco Rivoli usò eco a nastro Ampex, creando quella sensazione di “nota che arriva da dietro”, tipica delle chitarre invertite.
🎸 2. “E penso a te” (1970)
Un capolavoro d’intimità.
Qui la chitarra sussurra: le note sembrano anticipare se stesse, ottenute girando leggermente il nastro o rientrando il riverbero prima del suono reale.
Una backward guitar velata, raffinata, poetica.
🔮 3. “Anima latina” (1974)
L’apice della sperimentazione battistiana.
Con Alberto Radius e la Formula 3, Lucio manipolò i nastri, invertì frammenti di chitarra e fiati, e diede vita a un universo sonoro degno dei Pink Floyd.
Brani come “Abbracciala abbracciali abbracciati” e “Due mondi” sono viaggi psichedelici in piena regola.
🌀 4. “Prendila così” (1978)
Anni di synth e di introspezione.
Nel brano si percepisce un effetto di reversing e delay analogico nei fade, un richiamo malinconico alla chitarra che torna indietro nel tempo.
Un suono moderno, freddo, ma pieno di memoria emotiva.
“UN’AVVENTURA” – IL GIORNO IN CUI L’ITALIA SCOPRÌ IL SUONO INTERNAZIONALE
Sanremo, 1969.
Lucio Battisti e Mogol portano sul palco “Un’avventura”, un brano rivoluzionario registrato in parte negli studi di Los Angeles.
Al fianco di Wilson Pickett, Lucio dà vita a un ponte tra Italia e America, tra melodia e groove.
🎙️ Dietro le quinte:
Durante le session, un chitarrista americano incise un arpeggio con una Fender Stratocaster.
Il produttore, per dare un respiro più moderno, fece girare il nastro al contrario in alcuni punti.
Risultato?
Un effetto “aspirato” che anticipa il suono e trasporta l’ascoltatore in una dimensione onirica.
Era la prima volta che un artista italiano portava una chitarra “rovesciata” in un contesto pop-soul.
⚙️ COME SI FACEVA, IN STUDIO
🧠 Ecco la magia tecnica:
Il nastro magnetico da ¼ di pollice veniva fisicamente capovolto.
Si registrava una nuova parte, poi lo si rimontava nella direzione giusta.
Il suono risultava invertito nel tempo, con gli attacchi che diventavano code e viceversa.
Quel “whoosh” che senti in certi punti? È la chitarra che entra respirando.
🌈 PERCHÉ FU RIVOLUZIONARIO
Nel 1969, nessuno in Italia stava facendo nulla di simile.
Battisti, influenzato da Revolver, Sgt. Pepper, Hendrix e i Beach Boys, portò per la prima volta a Sanremo:
🎺 fiati alla Motown,
🥁 groove soul,
🎸 e una chitarra trattata in stile psichedelico.
Un suono internazionale, ma con cuore italiano.
Un ponte tra il pop melodico e la ricerca sonora più evoluta.
Fu la nascita del Battisti moderno, il cantautore che non temeva la tecnologia né la sperimentazione.
🎧 CURIOSITÀ PER MUSICISTI
🎚️ In alcune versioni stereo restaurate di Un’avventura, il frammento “al contrario” è più chiaro nel canale destro — segno che era un overdub isolato.
🎛️ In interviste del 1970, Battisti confessò la sua fascinazione per i “suoni al contrario” dei Beatles e il desiderio di “provare qualcosa di simile, ma con più sentimento e meno effetto.”
🎶 CONCLUSIONE
Lucio Battisti non è stato solo il più grande cantautore italiano, ma anche uno dei nostri chitarristi più visionari.
Ha saputo portare la chitarra fuori dai confini del pop, trasformandola in strumento narrativo, atmosferico e spirituale.
Ogni corda che toccava non era solo suono: era emozione, ricerca e libertà.
Come avrebbe detto lui stesso:
“Non cerco un suono perfetto, cerco un suono che parli.”
E in effetti, le sue chitarre… parlano ancora. 🎸✨